La verità sulla Giordania attraverso 4 scatti.

La verità sulla Giordania attraverso 4 scatti.

La Giordania è una meta turistica sempre più famosa.

Negli articoli letti pre partenza ho, bene o male, trovato sempre le stesse informazioni.

Fare il bagno nel Mar Morto è un’esperienza incredibile, Petra è un posto fuori di testa, nel Wadi Rum sembra di essere su Marte,… ok ok, tutto molto bello.

Ma in questo articolo vi voglio parlare di altro.

Primo scatto: Aqaba, cosa mi ha lasciato

Aqaba, città che si divide tra le sabbie del deserto e le spiagge che si affacciano sul Mar Rosso, è una cittadina portuale dalla quale è possibile iniziare il proprio viaggio in Giordania. E così è come abbiamo fatto noi.

Appena arrivati all’hotel della nostra prima notte giordana ci siamo ritrovati in un quartiere davvero molto particolare. 

Da un lato hotel ricercati e dall’altra persone che dormono su materassi sulla strada. Incredibile la quantità di gommisti presenti lungo tutta la via che porta verso il centro cittadino. È una via intera piena di negozi di cambio gomme.

Avendo letto diverse cose prima della partenza mi ero fatto un’idea molto diversa della cittadina e trovarmici è stato particolare. Mi immaginavo un posto molto più “europeo”, invece è pieno di discordanze. 

Mi spiego meglio, siamo andati a mangiare in un posto da “local”, accanto a noi c’erano operai e maestre di scuola insieme a qualche bambino. Tutte queste persone avevano un tenore di vita classico che vediamo anche qua in Italia, bambini con iPhone, adulti in pausa pranzo che arrivano chi in auto, chi sul camioncino del lavoro,…

Finito il pranzo ci siamo diretti sul lungomare dove bambini della stessa età appena visti al ristorante chiedono insistentemente “Dinaro, dinaro, dinaro”. Molti di loro se non li accontenti diventano aggressivi (una bambina di circa 5 anni mi ha preso a schiaffi quando non gli ho dato il dinaro da lei chiesto). 

Questo mi ha fatto specie, perché non riesco a capire la differenza di reddito all’interno della stessa società. Se quei bambini chiedono l’elemosina è perché sicuramente qualche adulto li manda a farlo. Questo non è stato un caso isolato purtroppo, ciò mi fa capire che probabilmente è proprio una differenza marcata di possibilità economiche all’interno della stessa società.

Un bambino in un centro di cambio gomme 

Passiamo una serata fugace a mangiare falafel su una terrazza accanto alla moschea Sharif Hussein bin Ali. 

Il rientro è stato strano. Eravamo io e la mia ragazza e devo dire che nonostante lei fosse vestita in modo normalissimo (jeans lunghi e felpa) ha ricevuto davvero troppe attenzioni in modi molto discutibili. La cosa che più l’ha toccata è stata la scena che abbiamo vissuto proprio accanto all’hotel.

Un’auto con tre uomini all’interno si è fermata vicino al marciapiede al quale stavamo camminando, hanno tirato giù il finestrino e si sono messi a fissarla facendo commenti in arabo, fermando il traffico. Diciamo che questa cosa ci ha colto impreparati. Non ci era mai capitato in nessuno dei nostri viaggi. 

Fortunatamente è accaduto solo in quell’occasione, quindi mi piace pensare che non sia un comportamento da attribuire alla città ma solo un caso isolato piuttosto sfortunato.

Secondo scatto: Beduino nel castello crociato

Durante i nostri spostamenti lungo la Desert Highway ci siamo imbattuti in molti castelli crociati. 

Uno di questi, il castello di Kerak, è stato una delle nostre tappe. La visita di questo castello inizia con l’attraversamento di un ponticello che porta all’ingresso laterale dell’antica fortezza. Da subito vieni catapultato in un lontano passato.

Il castello è totalmente aperto all’esplorazione, e i limiti di spostamento sono davvero pochi, ci si può letteralmente arrampicare sulle mura senza problemi e l’immersione nell’ambiente è incredibile. Da lunghi sotterranei a mura imponenti, da stanze claustrofobiche a enormi saloni, tutto a pochi passi da un punto all’altro.

Ed è proprio durante questa nostra esplorazione che ci imbattiamo in un beduino piuttosto anziano. Probabilmente era una di quelle guide che provano a vendere tour del castello a tutti i turisti che sono dentro le mura. A noi non ha rivolto neanche lo sguardo, è apparso all’improvviso da uno di questi tunnel sotterranei e ha continuato la sua camminata flemmatica verso l’ingresso del castello. 

È in questo momento che sono riuscito a scattargli una delle foto che più mi soddisfano di questo viaggio. 

Terzo scatto: Il Tesoro, presto al mattino

The early Threasury

Arrivi a Petra e la voglia di scoprirne ogni segreto è tantissima! Hai in testa quelle foto bellissime del “The Treasury” e non vedi l’ora di scattarne una.

Mio consiglio, se volete fare foto dedicando un po’ di tempo alla ricerca dell’angolatura migliore, senza frotte di turisti intorno, arrivate al Siq intorno alle 7.00 del mattino. 

Dalle 10.00 in poi l’ingresso di Petra sarà sovraffollato.

Ciò che bisogna sapere, è che oltre al prezzo del biglietto, volendo compreso nel Jordan Pass (vi lascio qui il link per maggiori informazioni), elevato ma giustissimo considerando ciò che stai per vedere, bisognerà pagare una “guida” per fare una semplice foto da un punto panoramico.

Arrivati davanti al “The Treasury” si vedono diversi punti strategici per fare foto dall’alto e per arrivarci sei costretto ad essere accompagnato da un beduino in quanto il sentiero è “pericoloso”.

Il percorso per arrivare al punto fotografico non è nulla di diverso da trekking fatti nel deserto del Wadi Rum, decisamente più esposti e meno protetti. 

Ti verrà chiesto di pagare 10 dinari (14 €) per poter fare quella foto. Ma in fondo se non trovi qui persone che provano ad approfittare del turista dove dovresti trovarle? 

La cosa che mi ha fatto specie è stata che il beduino che doveva farci da “guida”, una volta presi i famosi dinari, non ci ha accompagnato perché doveva prendere dinari da altri turisti. E osservandomi attorno questa mi è sembrata la prassi comune.

Sempre all’interno dei siq di Petra troverete tantissime bancarelle che vendono souvenir. In queste bancarelle troverete la costante presenza di bambini che chiederanno in continuo dinari. Bambini che innanzitutto, al momento della nostra visita che era un giovedì mattina, sarebbero dovuti essere a scuola. Ma Bambini, che all’età di 8-10 anni dovrebbero preoccuparsi di giocare e non di chiedere costantemente attraverso una cantilena “dinaro, dinaro, dinaro”. 

È stata una scena che mi ha colpito in modo negativo. 

La Giordania, dagli articoli letti pre partenza, è sempre dipinta come la perla del mondo arabo. Lo stato felice del medio oriente, il più aperto mentalmente. Purtroppo queste cose non le abbiamo trovate se non in casi sporadici. 

Quarta foto: Beduini al tramonto nel Wadi Rum

Il Wadi Rum, un deserto mozzafiato. Una natura forte, maestosa e dai colori profondi.

Eppure, la cosa che mi porterò dentro di questa giornata, sono le persone incontrate. I beduini del deserto. 

La nostra giornata inizia nel Wadi Rum Village. Punto di partenza di molti trail.

Qui incontriamo la nostra guida Mohammad, contattata prima della partenza attraverso il suo sito internet Wadi Rum Day Tours.

Mohammad è un beduino di 28 anni, cresciuto nel deserto da una famiglia molto numerosa. Durante la nostra giornata alla scoperta dei luoghi più panoramici e ricchi di storia di questo Parco Naturale, abbiamo avuto modo di parlare della cultura beduina e di come si è trasformata in questi ultimi anni. 

Ciò che mi ha colpito maggiormente dei discorsi fatti insieme, è stata l’apertura mentale che percepivo. Eravamo nel deserto a mangiare un pranzo preparato all’ombra di un pick-up, parlando di situazione della donna nel mondo islamico, della guerra in Ucraina e di mille altri temi attuali. È stata un’esperienza magica. 

Più di ogni altra cosa, mi sento di dire che ciò che fa di un viaggio un’esperienza indelebile nelle nostre menti, sono le persone incontrate con le quali abbiamo condiviso qualcosa. E di questo posto avrò per sempre dentro la bella sensazione lasciata da quest’uomo.

La giornata è terminata osservando il sole che toccava l’orizzonte davanti a noi. In quel preciso istante tutto il Wadi Rum è diventato di un rosso acceso e per qualche secondo sembrava di essere in un sogno. 

Sull’altopiano alle nostre spalle si sono riuniti dei beduini, parlando e bevendo tè davanti a questo spettacolo. Mi immagino che sia un rito che dura nei secoli. Vedere davanti a me un attimo senza tempo è quel plus che cerco nella fotografia. Rendere eterno un secondo. E lo avevo davanti a me. Facevo anche io parte di quel momento.

Avrei potuto scegliere di parlare di mille altre foto scattate quel giorno. Penso però che questa, più di tutte le altre, possa rappresentare alla perfezione la vita nel deserto.

Video del viaggio su YouTube: