Un viaggio in Turchia attraverso 6 fotografie

Un viaggio in Turchia attraverso 6 fotografie

I road-trip mi sono sempre piaciuti. Ti danno la possibilità di scoprire un posto in autonomia e  di vivere un’avventura diversa giorno per giorno.

È la tipologia di viaggio che prediligo, ed è così che abbiamo deciso di visitare la Turchia.

In questo articolo voglio raccontare questo viaggio attraverso 6 fotografie.

Ne ho scelte 6 che messe insieme, rappresentano ciò che nella mia testa è diventata la Turchia dopo averla scoperta km dopo km.

Primo Scatto: Pesci in aria

Appena atterrati all’Aeroporto Sabiha, ci siamo subito recati ad Istanbul per un paio di giorni. 

Questo ci ha permesso di ambientarci e di visitare una delle città, per me, più belle al mondo.

Istanbul ha un suo odore. Quando cammini per le sue vie piene di vita non puoi non sentire un’atmosfera particolare, che ti travolge tra urla, voci di ogni nazionalità e un profumo di narghilè misto a caffè turco e chai (il tè turco).

Uno dei posti che preferisco è la zona del ponte di Galata, che collega il Corno d’Oro alla parte più moderna della città. 

Su questo ponte si trovano ad ogni ora del giorno tantissimi pescatori.

Ed è proprio uno di loro il protagonista della fotografia di cui voglio parlarvi. 

Pesci in Aria

Questo scatto è stato realizzato durante la golden hour. La luce in quel momento era perfetta e riusciva a rendere magici gesti fermi nel tempo da secoli.

Sopra questi pescatori, nelle ore più fresche del giorno, volano moltissimi gabbiani. Questi uccelli sono lì per un motivo. Il pasto più semplice della giornata è vicino. 

Alcuni pescatori lanciano il pesce, troppo piccolo per essere venduto, ai gabbiani che volano rapidi sopra le nostre teste. 

Con questo scatto ho voluto raccontare questa storia, e nel contempo catturare lo sguardo di un uomo adulto che si diverte. Si diverte facendo qualcosa di molto semplice e questo traspare, è contagioso. 

Il suo sguardo mi ricorda lo sguardo visto centinaia di volte sul volto dei miei amici quando siamo in fresca con lo snowboard o in line-up con la tavola da surf, l’energia era, se non la stessa, molto simile. 

Secondo Scatto: Semplicità e Attenzione

Il nostro road trip ci ha presto portato dalle vie rumorose e piene di persone di Istanbul a luoghi meno turistici ma ricchi di storia e di storie da raccontare.

Durante il nostro spostamento verso sud pernottiamo a Selçuk, cittadina nei pressi dell’antica città di Efeso. 

Soggiorniamo in un antico hotel posto vicino al centro storico, il cui albergatore è un gran chiacchierone.

Dopo le domande di routine ci chiede cosa avevamo intenzione di visitare. In seguito alla classica risposta “Efeso”, gli comunico che saremmo andati a Şirince, piccolo villaggio che si trova a pochissimi chilometri sulle colline sopra Efeso. È famoso per la produzione di vini aromatizzati ai frutti e per la sua architettura tipica dell’Impero Ottomano.

C’era però una cosa che non sapevamo.

L’albergatore ci racconta che nel 2012, quando, seguendo l’interpretazione di quella che si pensava fosse una profezia Maya, si diceva che il 21 dicembre ci sarebbe stata l’apocalisse, solo 2 posti al mondo si sarebbero salvati. 
E indovinate, uno di questi 2 posti era proprio Şirince!

Il seguito della storia ha dell’incredibile. Per questa diceria, in quei giorni, si sono registrati migliaia di ingressi in un villaggio di circa 600 anime. La gente, racconta, arrivava da tutto il mondo: americani, cinesi, giapponesi,..

Questa storia ci ha fatto sorridere, e la nostra voglia di vedere questo paesino è aumentata.

Appena arrivati l’atmosfera che vi regnava era rilassatissima. Musica, vie colorate, persone cordiali e sorridenti ovunque ti voltassi. 

E la degustazione di vino fatta ci ha colpito molto. 

La fotografia che mi riporta di più all’atmosfera di quel giorno è questa. 

Semplicità e Attenzione

Un signore che rompe, noci, mandorle, frutta secca in generale e la imbusta per venderla ai turisti di passaggio. Un’immagine di per sé molto normale, se non fosse per il volto di quest’uomo. Un volto di un uomo semplice, deciso, che sta lavorando ma con lo sguardo osserva chiunque passi lui accanto. È legato alla tradizione e sembra appartenere ad un’altra epoca.

Non so perché ma quest’immagine mi ricorda moltissimo mio nonno paterno, un uomo dalle poche parole ma con lo sguardo attento e severo di chi, nella vita, ha combattuto e ha provveduto con le sue idee dure e ben radicate alla sua famiglia.

Terzo Scatto: Non la solita Pamukkale

Prima della partenza ci siamo preparati l’itinerario di viaggio. Qualunque percorso visionato per la Turchia consiglia il famoso centro termale di Pamukkale, il nostro non poteva essere da meno.

Le foto che si trovano online sono strepitose, acqua azzurrissima su questa collina bianca (Pamukkale significa “castello di cotone”, nome davvero azzeccato). 

Effettivamente appena arrivi la cosa che più colpisce è il colore bianco di questa collina visibile da chilometri di distanza. Non vi nego la mia voglia di visitare questo posto!

Ci dirigiamo subito verso queste famosissime vasche naturali e con nostro stupore le troviamo per la maggior parte vuote.

Le uniche piene al momento della nostra visita erano alcune vasche a cui non si poteva accedere, recintate da una catena.

Informandoci meglio abbiamo scoperto che Pamukkale ha rischiato di scomparire, tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, per ciò che era conosciuta. 

In quegli anni vennero costruiti alberghi sopra questo sito, che scaricavano le acque reflue direttamente sulla collina bianca che in breve diventò giallastra. 

A peggiorare ulteriormente la situazione è stata la costruzione di una strada asfaltata, che permetteva ai turisti di giungere alle antiche rovine di Hierapolis poste al di sopra della collina.

Nel 1987, l’UNESCO intervenne e fermò questo abominio.  

Oggi ci sono dei sistemi di chiusura acque che svuotano e riempiono le piscine di travertino, in modo da lasciarle vuote in alcune ore del giorno. I raggi solari, in questo modo, sbiancano naturalmente le rocce. 

Non la solita Pamukkale

Nella fotografia che ho scelto per raccontare questa storia, si vedono le vasche ad oggi accessibili. 

Queste vasche sono tutte artificiali, e sono state costruite su quella che era la strada asfaltata che dal centro abitato risaliva la bianca collina. 

Purtroppo ciò che ho notato a livello marketing turco, è il tendere a nascondere questa storia. 

Al turista si racconta quanto è bello fare il bagno in queste piscine naturali, che però non sono accessibili. 

Ogni agenzia viaggi di Istanbul, della Cappadocia e online, mostra le foto di queste piscine azzurre e parla delle sue proprietà curative. Purtroppo, viene tralasciata la parte scomoda di questa storia, che a mio avviso sarebbe utile per sensibilizzare tutti a livello ambientale. 

A prescindere da tutto questo, mi sento di consigliare la visita di Pamukkale a chiunque decida di visitare la Turchia in modo profondo. Il posto è sensazionale ed è il più grande tra questi fenomeni in tutto il mondo.

Se siete interessati a questo tipo di sorgenti termali, personalmente, mi sento di consigliare una visita al mulino di Saturnia.

Sicuramente è molto più piccolo rispetto a Pamukkale, ma lì le vasche sono davvero naturali e ci si può realmente fare il bagno.

Quarto Scatto: Balle di fieno e camini della fate

Arrivati in Cappadocia vi sembrerà di essere su un altro pianeta. Case costruite in queste rocce appuntite, panorami dai colori totalmente diversi a pochi chilometri l’uno dall’altro, e tanto, tanto verde. 

Le forme delle rocce che costituiscono queste valli sono incredibili. Essendo il tufo una roccia estremamente friabile, si vede proprio l’azione degli elementi che nel tempo hanno modellato queste vallate con forme davvero incredibili.

Abbiamo deciso di visitare le vallate facendo dei trekking. E devo dire che è stato un ottimo modo per calarsi in questa realtà.

Durante una di queste camminate tra i camini della fate vedo un paesaggio che mi colpisce moltissimo. 

Un campo di grano con delle balle di fieno appena fatte, immerso tra camini delle fate e colline bianchissime.

Balle di fieno e Camini delle Fate

Questa fotografia mi porta immediatamente su quei sentieri. 

È uno scatto estremamente semplice che però racchiude ciò che è oggi la Cappadocia. 

Una regione turistica ma indissolubilmente legata all’agricoltura, sua unica e grande ricchezza per centinaia di anni prima dell’avvento del turismo. 

Quinto Scatto: Mongolfiere all’alba

Non si può parlare di Cappadocia senza parlare di mongolfiere.

Ormai sono diventate un simbolo di questo luogo. 

Sopratutto Goreme è diventata famosa, anche grazie a questo spettacolo.

Noi per vederle abbiamo dovuto svegliarci alle 4 del mattino per 3 giorni di fila.

L’idea iniziale era quella di fare il volo. Purtroppo il giorno in cui siamo arrivati era già il secondo in cui non era possibile volare (troppo vento al mattino presto), pertanto il prezzo del biglietto superava già i 250/300 €. 

In Turchia tutto costa davvero poco, sopratutto se siete europei considerando che il cambio al momento è davvero favorevole. 

L’unica cosa che costa molto è il giro in mongolfiera. Sopratutto dopo giorni che non volano. Ho realizzato un video dedicato su YouTube che ne parla. 

Finalmente, dopo aver visto le mongolfiere solo a terra per 2 giorni, siamo riusciti a vederle in volo. 
Uno spettacolo al quale avevamo ormai mentalmente rinunciato. 

Il punto che abbiamo scelto per l’osservazione si è rivelato vincente. 

Ci siamo recati alle 4.30 del mattino al punto panoramico posto sopra la “Valle dell’Amore”, così chiamata per le forme falliche dei suoi camini delle fate.

Le mongolfiere, grazie al vento favorevole di quel giorno, partivano dalla “Red Valley”, la valle davanti a quella da noi scelta e atterravano sul pianoro accanto a noi.

Mongolfiere all’alba

Sono riuscito a scattare quelle che penso siano alcune delle foto panoramiche più belle abbia mai scattato in vita mia.

Considerando anche la luce dell’alba, la moltitudine di mongolfiere in volo, lo spettacolo che avevamo davanti era indescrivibile.

Questo scatto per me è legato alla sensazione di quel momento, un misto di gioia, stanchezza e stupore.

Sesto Scatto: Tutto questo, un giorno, sarà tuo. Cit.

L’ultima foto di cui voglio parlarvi in questo articolo è uno scatto realizzato al Tuz Gölü.

Dopo la nostra visita alla Cappadocia siamo ripartiti verso nord. 

Andando verso il Mar Nero si passa accanto ad un enorme lago salato. Le aspettative che avevamo su questo posto erano piuttosto basse. Il mese di giugno è un mese di transizione per visitarlo pertanto non sapevamo bene cosa avremmo trovato.

Una volta arrivati non sapevamo se credere o meno ai nostri occhi. 


Lo spettacolo che ci si è palesato davanti era incredibile! 


Bellissimo! 

Da zero aspettative ad uno dei posti che porterò di più con me della Turchia. 

Una distesa bianca con sfumature rosa che si estende fino all’orizzonte per poi fondersi con il cielo. 

Quel giorno, inoltre, siamo stati particolarmente fortunati perché aveva piovuto il giorno precedente. Ciò aveva creato un leggero strato di acqua che permetteva un gioco di specchi davvero fenomenale.

Lo scatto che voglio raccontare è quello fatto ad un padre e un figlio che giocano muovendosi verso questo deserto bianco. 

Tutto questo, un giorno, sarà tuo. Cit.

C’è un forte legame tra i due, quando ci sono passati accanto il bambino stava inondando il padre di domande. 

Gli arrivavano alla bocca insieme allo stupore negli occhi. 

Il padre era orgoglioso di poter rispondere, e di poter essere lui a regalare quelle spiegazioni al figlio.

L’ho trovato un momento molto intimo e forte tra i due, che insieme, in quest’immagine, regalano una storia eterea, quasi finta.

Mi sento di consigliare un viaggio come questo sia a livello fotografico sia per fare semplicemente un viaggio da portare dentro di sé per sempre. La Turchia è davvero un posto stupendo abitato da persone altrettanto stupende.

Per seguire più da vicino il nostro viaggio vi lascio il link alla playlist su YouTube dei video che ho realizzato durante il nostro viaggio!