Fotografare in Analogico nel 2023

Fotografare in Analogico nel 2023

Perché fotografare in analogico nel 2023? 

Questa è una domanda molto soggettiva. 

Per me è più per una voglia di scoprire, di volermi avvicinare a tutti gli aspetti della fotografia e capirli a fondo.

Piano vuol dire preciso, preciso vuol dire veloce (cit.)

Sicuramente una cosa che ho capito scattando in analogico è che avere fretta di scattare, nel 90% dei casi, è controproducente.

Con le nostre amate macchine digitali possiamo permetterci di “buttare” degli scatti. Se con la mia mirrorless noto qualcosa di minimamente interessante durante una sessione di Streetphotography, nel dubbio scatto.


Con la macchina analogica anche quello scatto veloce, pensato all’ultimo secondo, si prende qualche attimo in più. 

Un esempio di questo l’ho avuto ad Istanbul. 

Istanbul è una città molto viva e piena di persone. Questo fa si che ad ogni angolo accada qualcosa.

Le situazioni per un buono scatto di streetphotography sono tantissime. 

Mi trovavo nella zona intorno al Gran Bazar e ho deciso di usare la Yashica FX3 che avevo nello zaino.

Avevo montato un rullino bianco e nero, questo per me rappresentava una seconda sfida oltre a quella che, per me, era una delle prime volte che scattavo in analogico.

Amo i colori nella fotografia, e proprio in una città come Istanbul, che è molto colorata, scattare in bianco e nero è stato davvero molto complicato ma anche molto stimolante. 

Ogni scatto, cercavo di immaginarlo in bianco e nero, così facendo ho iniziato a notare aspetti che avrei tralasciato in altre condizioni.

Vi voglio parlare di uno scatto in particolare.

Vedo davanti a me un uomo con un sacco nero stracolmo di pacchi, si vedeva che era pesante. 

Con la Canon avrei fatto una piccola raffica quando ancora si trovava ad una distanza di 8-10 metri, in modo da avere il tempo di ritentare lo scatto nel caso in cui alla prima non fosse venuto. 

Con la Yashica ho aspettato. 

Montavo un 28 mm quindi potevo permettermi di attendere che mi si avvicinasse molto. 

Mentre cammina verso di me gli squilla il telefono, decido di aumentare di poco i tempi di scatto per dare effetto al movimento e quindi fotografare la scena mentre tira fuori il telefono e… Click.

Via in movimento

Aspettare fino all’ultimo mi ha regalato una possibilità, una composizione inaspettata, un attimo in più che ha fatto sì che si creasse in modo naturale una nuova situazione. Questo ha reso lo scatto meno piatto, più dinamico e più interessante.

La fotografia analogica riesce a riportare ordine nella mia mente. Riesce ad avvicinare la mia fotografia a quella pazienza che ricerco sempre nei miei scatti. Quell’attesa che spesso è difficile da rispettare. 

Mi sono reso conto che con la Yashica mi sono preso del tempo per lo scatto. Che è quello che ricerco sempre con la mirrorless ma che spesso non riesco a rispettare. 

Penso che questo sia dettato dal fatto che con la macchina analogica sei legato a ciò che è il limite di un rullino. Hai 36 pose e questo è ben presente nella tua testa. Non vuoi sprecare quel rullino quindi la ricerca dello scatto è più attenta.

Imperfezioni Ricercate 

Negli ultimi anni c’è stato un boom di stile vintage nelle fotografie. 

Aziende come Fujifilm hanno studiato dei filtri che si applicano direttamente in camera ai propri scatti. Filtri che riportano lo stile a pellicola su scatti digitali.

La vedo un po’ come una forzatura di un ritorno al passato con uno strumento tecnologicamente attuale. Se vuoi quello stile fallo nel modo più naturale possibile.

Vuoi lo stile a pellicola? Comprati una pellicola e scatta. 

Il colore, la grana che esce fuori,… sono imperfezioni che mi piacciono molto. Una volta che capisci quali possono essere i limiti della pellicola che stai usando allora il gioco comincia, e la creatività può iniziare a lavorare.

A proposito di questo aspetto voglio raccontarvi di un giro, fatto a metà luglio in bici, con un mio amico. 

Abbiamo deciso di fare un tour di 2 giorni in bici in mezzo alle Alpi. 

Come unica compagna di viaggio ho scelto la macchina analogica, nella quale ho deciso, questa volta, di montare una pellicola a colori.


Non vi nego che in alcuni momenti mi sono pentito della scelta fatta, non tanto per i “limiti dell’analogico” quanto per il “peso dell’analogico”. 
La Yashica pesa! 

E portarla al posto della Canon è stata davvero una bella fatica se ci metti in mezzo un totale di circa 4000 metri di dislivello positivo!

Ma sono comunque contento di questo esperimento, e grazie a questa scelta posso parlarvi di uno degli scatti più belli a livello colore che io abbia mai realizzato.

Ci trovavamo ad un altitudine di 2600 metri circa. Avevamo appena valicato un colle e stavamo scendendo in questa valle costellata di laghi alpini e ruscelli. Siamo arrivati qui nel momento preciso in cui il sole regala la Golden hour. Nubi basse ma rade insieme a erba di verde acceso, facevano da cornice perfetta a tutta la composizione.

Un controluce quasi studiato

Scatto una foto. Non avevo idea di come avrebbe reso quella scena su pellicola. L’ho immaginato, ho cercato quel controluce, ma non sapevo bene cosa aspettarmi.

Ho atteso 2 settimane per vedere il risultato e quando l’ho visto sono rimasto sorpreso. 

Questa foto non è stata modificata, ho deciso di caricarla sul blog così com’è uscita dallo sviluppo. 

Mi piace moltissimo. 

Con la Canon questi colori li avrei ottenuti dopo un pesante lavoro su lightroom, e comunque la grana non sarebbe stata la stessa. 

Creare per stupirsi, la fotografia è anche questo per me.

Sorprendersi di un Ritratto

A questo punto vorrei parlarvi di 2 ritratti. 

2 fotografie tra loro molto diverse ma che insieme rappresentano, dentro di me, l’essenza del nostro viaggio in Turchia (del quale potete leggere un articolo più approfondito qui, oppure potete vedere i nostri video su YouTube). Entrambi gli scatti sono raccontati in modo del tutto nuovo, per me, grazie alla fotocamera analogica.


Abbiamo affrontato questo road trip con lo spirito che piace a noi mentre viaggiamo. 
Perderci nei posti, seguire quello che ci dice la pancia, ascoltarlo e viverlo.

  • Il primo scatto rappresenta bene la voglia di scoprire e continuare a farlo. L’essere in un posto fantastico, goderselo e partire di corsa per scoprire il prossimo. 

Ci trovavamo vicino al lago Meke, un lago vulcanico situato nel centro della Turchia. 

La strada per arrivare a questo vulcano non era chiarissima e seguendo il navigatore ci siamo ritrovati in mezzo ad una distesa pianeggiante completamente verde, con 2 montagne che si stagliavano all’orizzonte, entrambi 2 vulcani. 

Uno dei 2 era il lago Meke, ovviamente non quello che avevamo davanti.

Fortunatamente abbiamo sbagliato strada, questo ci ha permesso di vedere un posto in più, e soprattutto, era completamente inaspettato.

Eravamo lì da 20 minuti quando decidiamo di andare verso la destinazione originale. 

Entriamo in macchina e in quel preciso istante catturo la voglia di scoprire un luogo nuovo nella mia compagna di viaggio.

Via! Verso la prossima meta!

Giulia entra in auto felice per ciò che aveva appena visto e allo stesso tempo per ciò che stavamo per vedere. 

In questa foto mi piace la contrapposizione dell’ambiente naturale esterno con l’interno artificiale dell’auto. 

Si uniscono due concetti, la natura e il mezzo usato per raggiungerla con la voglia crescente di continuare a scoprire.

Questa foto per me è il Road Trip.

  • Il secondo scatto invece parla di un altro aspetto, il perdersi nella meraviglia.

Le moschee da sempre mi hanno attratto. Li trovo luoghi di culto straordinari. 

Quando non c’è la funzione religiosa sono dei luoghi di aggregazione. Le famiglie ci vanno per stare insieme, i bambini giocano sull’immenso tappeto, l’interno risuona di risate e vociare. 

Questo è un aspetto comune a tutte le moschee visitate in Turchia. 

In Giordania le moschee le ho viste un po’ diverse. Come se fossero luoghi ritenuti “più sacri” da coloro che professano, ma allo stesso tempo l’atmosfera rilassata che si respira all’interno l’ho sentita anche lì.

La prima moschea che ci ha accolto in Turchia è stata la Moschea Blu di Istanbul, un inizio davvero fenomenale. 

Giulia si è sentita affascinata da questo posto, tanto che, prima del nostro rientro in Italia, avendo ancora un giorno a Istanbul abbiamo deciso di tornarci. Durante il pomeriggio siamo nuovamente entrati nella Moschea Blu e siamo rimasti lì un po’ di tempo. 


Mentre mi guardo intorno noto quanto tutti coloro che entrano (turisti e non) rimangano per un istante senza parole, con gli occhi sgranati a guardare la cupola dall’interno.

Mi giro e vedo Giulia con lo stesso sguardo sognante e rilassato. Decido di fotografarla, le chiedo di guardare in camera e click. 

Perdersi nella meraviglia

Un momento importante fermato per sempre nel tempo. E con un rumore nell’immagine totalmente sbagliato ma allo stesso tempo bellissimo!

Questo è uno scatto a cui tengo particolarmente.

Di ritorno dalla Turchia, ho realizzato un video dove racconto la mia esperienza in viaggio con la Yashica FX3. 

Ho registrato le sensazioni a caldo, momento dopo momento. Ho così raccolto una serie di video dove vi racconto cosa mi ha trasmesso questa macchina mentre la utilizzo. 

Alla fine di tutto ho deciso di tirarne le conclusioni. 

Se sei interessato puoi vedere il video qui sotto. Buona visione!